![]() I DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO E IL PERCORSO DI AIUTO OFFERTO DALLA PEDAGOGIA IN AIUTO ALLA PERSONA (CLINICA) di Flora Fontana, Pedagogista Clinico I Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA), riconosciuti dalla Legge 170/2010 sono nel dettaglio la dislessia (disturbo specifico della lettura), la disgrafia (disturbo specifico della scrittura di natura grafo-motoria), la disortografia (disturbo specifico della scrittura di natura grammaticale) e la discalculia (disturbo specifico del sistema dei numeri e del calcolo). I DSA sono riscontrabili in età scolare in bambini che mostrano delle reali difficoltà ad apprendere la lettura, la scrittura e il calcolo. Negli ultimi anni è stata posta una grande attenzione sui DSA, ciò nonostante ci si continua a domandare come sia possibile che un bambino che si è sempre dimostrato sveglio e sereno, con l'ingresso alla scuola Primaria sembra bloccarsi dinanzi alle richieste di apprendimento che gli vengono poste. Improvvisamente qualcosa inizia a cambiare, il bambino manifesta intolleranza alla scuola, gli insegnanti si lamentano dei suoi scarsi risultati e danno spesso la colpa ad un impegno insufficiente, oppure a scarsa attenzione da parte dei genitori che secondo loro potrebbero non seguirlo in modo adeguato. Anche dopo una diagnosi ci si interroga sulle cause e sulla più opportuna modalità di intervento. Non si pensa che l'apprendimento è un atto complesso e lo si considera come se fosse generato unicamente dalle capacità intellettive della persona. Mentre invece, affinché sia possibile apprendere, il bambino deve aver raggiunto un'adeguata maturità cognitiva e affettiva. Solo in questo modo si riesce a garantire l'autonomia e la capacità di contenere le frustrazioni necessarie al processo di crescita. Inoltre, vanno considerati i fattori psicologici strettamente collegati all'ambiente di vita, alla relazione con gli altri e alla disponibilità ad apprendere quali la motivazione, l'autostima, lo stato emotivo e la maturazione delle funzionalità organiche, motorie e psicomotorie, queste ultime legate ad esempio alla lateralizzazione (la capacità di individuare la destra e la sinistra sul proprio corpo e su quello degli altri), allo sviluppo dello schema corporeo, al coordinamento senso-motorio, alla coordinazione dinamica generale e segmentale, alla capacità di rilassamento, alla corretta respirazione, all'orientamento spaziale e temporale. Per quanto riguarda gli apprendimenti scolastici, oltre ai fattori sopra citati entrano in gioco degli stimoli di natura specifica legati alla didattica pedagogica. Questi stimoli hanno il compito di rendere possibile l'acquisizione di abilità e competenze atte a favorire l'arricchimento interiore della persona e il suo sviluppo (Pesci, Mani, 2013, 30). Un bambino con DSA non deve soltanto far fronte alle difficoltà strettamente legate agli apprendimenti scolastici. Vi sono anche tutta una serie di disagi collegati che appesantiscono la quotidianità, che fanno sentire diversi rispetto agli altri, spesso inadeguati e fuori posto, insicuri, che minano il benessere psicologico, il proprio equilibrio e le relazioni. Problematiche che spesso emergono con l'ingresso alla scuola dell'obbligo, con il primo approccio dei bambini alla lingua scritta e al calcolo. Un'incapacità che crea mortificazione, spinge ad attuare confronti con i compagni, a porsi domande sulle proprie reali capacità cognitive. Questo è quello che emerge dai racconti di vita autobiografici di giovani con difficoltà negli apprendimenti e dei loro genitori, resoconti di vissuti dolorosi, di rabbia e risentimento verso insegnanti e compagni insensibili alle difficoltà vissute, ragazzi etichettati come “somari”, vessati quotidianamente, umiliati, caricati di compiti “per il loro bene” (G. Stella, 2007). Negli ultimi anni, grazie anche ai numerosi studi scientifici effettuati, è stato compreso che questi disturbi si manifestano in soggetti con capacità intellettive nella norma, in assenza di patologie neurologiche o deficit sensoriali. Di fatto, il termini disturbo avvicina la tematica al campo medico mentre invece sarebbe più corretto parlare di neuro-diversità, in quanto si tratta di caratteristiche che fanno parte della persona e quindi legate alla personale modalità di apprendere (Cooper E. Ross in Genovese, Ghidoni, Guaraldi, Stella (a cura di), 2011) Secondo l'iter indicato dalla Legge 170/2010, la diagnosi di DSA viene formulata da un neuropsichiatra infantile (al termine della classe 2^ di scuola Primaria per Dislessia e Disortografia, e al termine della classe 3^ di scuola Primaria per Discalculia e Disgrafia) e prevede di sottoporre il bambino ad una serie di prove standardizzate per verificarne l'assenza di altre patologie e il livello di intelligenza, oltre che competenze più specifiche quali la correttezza e la velocità di lettura, la comprensione del testo, le capacità di scrittura e di calcolo. L'intervento specialistico prevede generalmente delle attività mirate al recupero e potenziamento del soggetto, mentre l'intervento a scuola si basa sull'utilizzo di strumenti compensativi, come l'uso della calcolatrice, della tavola pitagorica, di schemi e mappe concettuali e misure dispensative, quali ad esempio la dispensa dalla lettura a voce alta in classe e dalla scrittura sotto dettatura (Cornoldi (a cura di), 2007). In qualità di Pedagogista in Aiuto alla Persona (Clinico) desidero adesso illustrare l'approccio che contraddistingue la mia Professione in merito ai Disturbi Specifici dell'Apprendimento. La Pedagogia Clinica, scienza universale che affonda le sue radici nella storia della società umana, pone come oggetto di studio l'essere umano e come obiettivo il farsi carico della sua formazione. Il vocabolo “clinico”, che deriva dal greco klinikè, sottolinea l'intento di volgersi in aiuto alla persona, senza però concentrarsi sulla patologia e discostandosi dall'area medico-sanitaria. La Pedagogia Clinica è una scienza sperimentale, che considera la persona in modo olistico partendo dalle sue potenzialità e armonizza metodologie e tecniche in modo eclettico, al fine ultimo di condurla verso una condizione di libertà e intima consapevolezza di sé e del mondo. Il Pedagogista Clinico è un professionista dell'educazione, che si mette a disposizione della persona nella sua interezza senza concentrarsi sul deficit, ma accogliendola in modo globale. Il suo operato si rivolge ad ogni età nella quale si possa attraversare un periodo di difficoltà dal punto di vista fisico, psichico, sensoriale, relazionale (Pesci, 2004). Grazie alla sua professionalità e alle sue capacità di osservazione e ascolto, egli riesce a creare un clima simpatetico e di disponibilità al dialogo nel quale sarà possibile approfondire quali sono le caratteristiche estrinseche ed intrinseche alla persona con difficoltà ad apprendere. Il percorso di aiuto pone le sue basi sullo stare insieme all'altro, per dare la possibilità di comunicare, sia in modo verbale che non verbale, i propri stati di necessità. Si tratta di uno studio complesso e integrale, che conduce alla conoscenza profonda del soggetto. Il fine è quello di arrivare a conoscere le Potenzialità, le Abilità e le Disponibilità (PAD) della persona attraverso metodi di indagine che conducano ad uno studio critico, dinamico e globale del soggetto stesso, atto ad estrapolarne una definizione positiva (Pesci, 2012, 67-70). L'intervento pedagogico clinico per coloro che manifestano difficoltà e Disturbi Specifici dell'Apprendimento richiederà la presa in carico globale della persona, partendo dalle abilità e disponibilità presenti e figurando le potenzialità da far emergere, e il suo accompagnamento in un percorso di crescita in cui il miglioramento delle competenze apprenditive verrà considerato come una parte di una molteplicità di altri importanti traguardi da raggiungere. Gli obiettivi specifici saranno quelli di consolidare le abilità presenti, conquistare una maggiore autonomia, motivazione e disponibilità ad apprendere, raggiungere un rinnovato equilibrio affettivo-relazionale, aumentare il livello dell'autostima, oltre che lavorare sui pre-requisiti necessari all'apprendimento scolastico. L'intervento di aiuto pedagogico clinico potrà prevedere metodi e tecniche che includano esperienze a carattere ludico con lo scopo di facilitare la strutturazione dello schema corporeo, la lateralizzazione, l'organizzazione e la strutturazione spazio-temporale, la dinamica respiratoria e organizzativo-motoria, esperienze che abbattano gli stati tensionali e regolino il tono muscolare, che rinforzino le capacità attentive e mnestiche, le capacità percettivo-visive ed espressivo-elocutorie, che potenzino la discriminazione sonora e ritmica. L'obiettivo generale quindi è raggiungere un riequilibrio bio-psico-emozionale tenendo conto della globalità della persona, non soltanto del suo disagio, al fine di soddisfare il suo bisogno primario di esprimersi, basato sulla scoperta e riscoperta di un linguaggio arricchito da nuove esperienze che producono nuove abilità e disponibilità, promuovendo un progressivo stato di benessere, di serenità, di fiducia in se stessi che metta in grado di recuperare quelle abilità e quella forza interiore che permetteranno di affrontare e vincere ogni stato di malessere. Il cambiamento positivo sarà frutto di una migliore relazione con se stessi, con il proprio corpo e con gli oggetti esterni, incluso il testo scritto. Il recupero delle abilità codificatorie e decodificatorie contribuirà a sviluppare nel bambino il piacere della lettura, una tangibile abilità espressiva e comunicativa, un rinnovato stato di soddisfazione, fino al raggiungimento di un completo stato di benessere, inteso come condizione di tranquillità emotiva che toccherà tutti gli aspetti della vita, quello fisico, mentale e sociale, e che darà l'opportunità di prendersi cura di sé stessi e vivere la vita con entusiasmo. BIBLIOGRAFIA C. Cornoldi (a cura di), 2007, Difficoltà e disturbi dell'apprendimento, Il Mulino, Bologna R. E. Cooper, Neurodiversità e Dislessia: strategie di compensazione o approcci diversi?, in E. Genovese, E. Ghidoni, G. Guaraldi, G. Stella (a cura di), 2011, Dislessia nei giovani adulti, Edizioni Erickson, Trento G. Pesci, 2004, Percorso clinico. Aiuto alla persona, Magi, Roma G. Pesci, 2012, Pedagogia Clinica. La pedagogia in aiuto alla persona, Omega Edizioni, Torino G. Pesci, M. Mani, 2013, Dizionario di Pedagogia Clinica, Edizioni Scientifiche Isfar, Firenze G. Stella, 2007, Storie di dislessia. I bambini di oggi e i bambini di ieri raccontano la loro battaglia quotidiana, Libri Liberi, Firenze http://clinicalpedagogy.com/ http://www.dizionariopedagogiaclinica.it/
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