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Ginnastiche mediche cinesi, Liangong

20/3/2015

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 E’ stato messo a punto un protocollo basato su una serie di esercizi cosiddetti di ginnastica medica cinese (LIANGONG, QIGONG, TAIJI) allo scopo di fornire un semplice ma allo stesso tempo efficace strumento da utilizzare per la prevenzione e la terapia riabilitativa.  Sono esercizi che possono essere praticati con un contenutissimo consumo energetico e questo li rende adatti a pazienti di tutte le età, che presentano problemi cardiocircolatori o respiratori, riuscendo anche ad alleviarne la sintomatologia. 
Caratteristica importante di questi esercizi di ginnastica medica cinese è la ginnastica respiratoria cui sono associati, che nella fase di apprendimento utilizza la respirazione naturale, nelle fasi successive quella addominale o controaddominale.  Questo tipo di respirazione provoca un complesso meccanismo che da una parte determina aumento della pressione endoaddominale e dall’altra una riduzione della pressione endotoracica. Questo dà luogo a diversi effetti benefici, come favorire il ritmo venoso al cuore destro e migliorando le condizioni del circolo di ritorno endoaddominale; si ha un effetto di drenaggio su tutti gli organi interni come fegato, milza, pancreas. Aumenta la respirazione alla base del polmone che migliora l’ossigenazione e la cessione alveolare di CO2.
Mentre nella cultura occidentale si è imposta una nel tempo una visione divisa dell’uomo fra corpo e psiche, nella cultura orientale l’uomo è stato da sempre osservato con sguardo olistico. Pertanto il pensiero del movimento del corpo ed il suo contenuto emotivo, la realizzazione del movimento attraverso la contrazione muscolare, il suo progetto contenuto nell’elaborazione di un messaggio nervoso sono tutti elementi di un unico fenomeno e l’allontanamento da questa unità è già un primo segnale di malattia.
In questa ottica l’esercizio ginnico permette al corpo di riacquistare la sua reattività ma contemporaneamente ne attiva le singole componenti energetiche e psichiche, materiali e meccaniche.
Da qui nasce la coscienza che l’estetica del bello equivale all’omeostasi dello stato di salute e che la consapevolezza della salute stessa ed il suo mantenimento corrispondono a valorizzare la nostra tensione al bello: il gesto diventa quindi l’esteriorizzazione di un buon equilibrio yin-yang, mente-corpo.  L’ esecuzione corretta di un esercizio di ginnastica medica cinese determina le tre unioni interne: cuore-idea, idea-energia, energia-forza.  Il gesto finale diventa espressione perfetta dell’integrazione fra psiche e corpo e risulterà così esteticamente bello.
Al contrario di altre discipline che si accompagnano a gare ed agonismo, queste potremmo dire hanno come solo avversario noi stessi e i nostri disequilibri energetici.  Quindi tutto risiede nel superare le nostre debolezze, armonizzare le nostre disarmonie e sintonizzare mente e corpo in un tutt’uno.

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Reiki

12/3/2015

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di Gabriele Prigioni
L’uomo è un animale singolare!
Tale affermazione potrebbe far sorridere, ma riflettendoci è proprio così. L’istinto primordiale è latente in tutti gli esseri umani, ma per paura di trovarsi vis a vis con la sofferenza, per inconsapevolezza o per comodità quasi tutti fingono di non sapere di cosa si tratti. Sarebbe sufficiente che gli individui si soffermassero per un breve lasso di tempo ad ascoltare ciò che promana dal loro mondo interiore, da quell’intimità tanto oscura nella quale giacciono tese e pronte a vibrare corde di dolore che nessuno vorrebbe mai fossero toccate dalla punta del plettro della consapevolezza. L’uomo fugge da se stesso adducendo scuse legate al lavoro, alla famiglia, alla società frenetica che impone i suoi ritmi, senza accorgersi di trascorrere la vita fermo sulla riva della paura in attesa dell’onda del cambiamento che mai arriverà se non sarà lui stesso a volerlo.
Appena viene percepito un minimo dolore, fosse anche un piccolo risentimento muscolare, inizia la frenetica ricerca di una farmacia al fine di acquistare l’antinfiammatorio più in voga, quasi che assumere pastiglie in quantità industriale favorisse la sensazione di essere parte di una comunità, di un gruppo, che corre senza interrogarsi, ma che emana sicurezza.
La sicurezza data dalla paura di guardarsi dentro e prendere in mano la propria vita.
Un trattamento Reiki può portare, agendo in profondità, a scalfire le barriere innalzate a difesa dell’oscurità per timore della luce.
Iniziando a prendere consapevolezza di se stessi, del proprio corpo, della propria parte spirituale, della mobilità e dei tranelli posti in atto, di continuo, dalla mente, l’essere umano si avvicinerà sempre più al suo istinto primordiale che lo porterà a vivere la Vita non più in modo passivo, facendosi fagocitare dalla società e dalle mille scuse: vie di fuga da se stesso, con maggiore consapevolezza.
Tralasciando le accademiche definizioni, i molteplici tentativi di definire cosa sia Reiki, rintracciabili sia tra le pagine di molti libri scritti sull’argomento o semplicemente navigando in rete, desidero presentare Reiki attraverso una mia poesia.
Amore
Soffio creatore…
anima che discende dal cielo ricca di luce
e ad esso ritorna partendo dalla terra;
sei tu che con moto circolare perpetuo
rinnovi la promessa d’unione tra cielo e terra
di cui gli uomini son figli.
Sempre tu penetri gli animi bui cercando di dare sollievo,
di alleggerire le loro sofferenze;
zavorra di cui ti fai carico senza angoscia.
I tuoi raggi riscaldano, massaggiano lo spirito
invitano, con dolcezza, gli uomini ad aprirsi alla vita…
ad amarsi!
Sentimento, emozione, concetto dibattuto…
un piccolo gesto ti descrive!
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L'ansia e il panico

11/3/2015

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L’ansia è un fenomeno normale di cui tutti facciamo esperienza continuamente. Insieme a paura, tristezza, colpa, vergogna e gioia è un’ emozione innata. L’ emozione è un segnale che  corpo e mente ci mandano per avvisarci che qualcosa della realtà esterna o interna sta cambiando. Se sono ansioso questo è un segnale che potrebbe esserci un pericoloesterno.
Quindi possiamo affermare che l’ ansia arriva per proteggerci o ancora meglio per salvarci da potenziali pericoli? Ebbene si.
L’ ansia è avvertita come una sensazione di attesa di qualcosa di incerto e spiacevole chepotrebbe giungere e che costituisce una minaccia. Questa reazione d'allarme “ansiosa” non è esclusivamente dell'uomo ma si ritrova anche nel regno animale, infatti in senso evoluzionisticol’ ansia ha la funzione diproteggere la propria specie dai pericoli.
Di fronte ad una minaccia  (es. un animale predatore più grosso) l'animale mette in atto una serie di modificazioni fisiche (aumento della vigilanza, aumento del battito cardiaco e della respirazione etc.) che sono funzionali ad affrontare la minaccia,o attaccando o fuggendo. Due azioni altamente dispendiose a livello energetico quindi  è fondamentale l’ apporto di ossigeno e sangue ai muscoli. Sono proprio queste modificazioni fisiche che creano un disagio nell’ uomo che identifica questi segnali di preparazione all’ attacco/fuga come un malessere e non come una risorsa.
Anche nell'uomo l'ansiaha un'importante funzione adattativa.E’ ormai, ampiamente dimostrato (curva di Yerkes-Dodson), il rapporto tra ansia e prestazione.
A livello minimo di ansia la prestazione è praticamente nulla. Con l'aumentare dell'ansia aumenta la performance, migliora la qualità della prestazione fino ad un livello ottimale.
A livelli troppo alti l’ ansia comporta effetti negativi sulle prestazioni che decrescono progressivamente fino al punto di massima ansia che corrisponde all'impossibilità di ogni prestazione, alla paralisi.
Pensiamo un attimo se non provassimo ansia nell’ affrontare una prova importante come un esame o dovendo guidare l’ automobile, non avessimo l’ accortezza di guardare ai pericoli della strada…sicuramente non riusciremmo a proteggerci da rischi e fallimenti. Entro certi limiti l'ansia quindi, è utile, anzi, necessaria. L'ansia cessa la sua funzione positiva quando è troppa, quando non è più utile e allora diviene negativa per l'individuo.
L’ ansia rispetto alla paura che invece ha un oggetto esterno spaventante ben identificabile,ha un oggetto meno identificabile (non so cosa potrebbe succedere…) e ha un orientamento verso il futuro, cioè il pericolo non è visibile ma si pensa che potrebbe giungere (se sono in acqua e mi imbatto in uno squalo ho paura, se domani ho un esame importante e mi sento insicuro di affrontarlo sento l’ ansia).
Il “linguaggio corporeo" dell'ansia - che diventa esso stesso motivo di disagio e preoccupazione (l’ ansia dell’ ansia) è il seguente:

·         respiro rapido
·         palpitazioni
·         vertigini
·         cefalea
·         sudorazione
·         bocca secca
·         nodo alla gola
·         oppressione toracica o gastrica,
·         sensazioni di sbandamento,
·         confusione,
·         vampate di calore o brividi di freddo
·         affanno
Queste sensazioni sono spiacevoli e fastidiose ma non pericolose. L’ individuo può tollerarle fino a che andranno via: l'ansia prima o poi passa. Ogni esperienza ansiosa è limitata nel tempo. Pensiamola come un’ onda che sale, che rimane per un certo tempo in fase attiva e che poi decresce.
Definiamo il PANICOcome un’ ansia più acuta, più intensache avviene in un frangente spazio temporale ben definito con un’ insorgenza rapida e improvvisa (si parla infatti di attacco di panico)
L'attacco può anche iniziare da una normale risposta fisica, dolore al torace per una corsa, una sensazione di gola che si chiude per un affaticamento, leggere deformazioni alla vista per un calo pressorio, sensazioni di debolezza in una stanza con aria afosa…In tutti questi casi, se vengono associati pensieri dì pericolo, pensiamo che qualcosa di terribile stia succedendo. Soffermo i miei pensieri sulla gravità percepita delle sensazioni corporee (es. se adesso il cuore inizia a battermi forte, potrei avere un infarto!)In questo modo si sviluppa un attacco di panico che crea le basi per i successivi attacchi fino a divenire spesso un disturbo.
Secondo il modello terapeutico cognitivo comportamentale un ruolo fondamentale nei vissuti ansiosi e panicosi lo riveste non solo il corpo con le sue sensazioni ma anche il mondo dei pensieri.
“Penso di essere in grado di affrontare eventuali pericoli che potrebbero insorgere?” e inoltre “come vedo e considero il mondo esterno, gestibile affrontabile”?
Certi pensieri e immagini accompagnano automaticamente l'esperienza dell'ansia e sono negativi e tendenti al futuro:
"Sarò licenziato"; "Farò la figura dello stupido e sarò deriso"; "Potrei essere rifiutato"; "Non sarò all'altezza", "Andrà male”.
Attraverso la terapia oltre ad apprendere tecniche che attenuino l’ intensità dei sintomi attraverso il rilassamento corporeo, si impara ad analizzare i propri temi di pensiero che possono portarci a vedere le cose in modo pericoloso e a sentirci non capaci di affrontare il mondo. Con il lavoro terapeutico posso cosìmigliorare le mie capacità di ragionamento e di osservare le situazioni che nella vita causano ansia.
Dr. ssa Annamaria Di Pascale

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